Herbae Volant Fructus Manent è una mostra mercato itinerante. Sarà per questo che l’associazione che la promuove si chiama Initinere. Ogni anno, ormai da sette edizioni, si sposta in luoghi d’arte umbri, riempiendoli dell’anima della regione: natura, prodotti agroalimentari e artigianali. Anche questi, s’intende, d’eccellenza.
Quest’anno, nelle due giornate di sabato 26 e domenica 27 settembre, HVFM ha sposato gli Open Days, organizzati dal DSA3 presso la sede della Facoltà di Agraria: il complesso monumentale dell’Abbazia di San Pietro, una meravigliosa cornice, che semplice cornice non è perché è un luogo vivo in cui si respira Arte e Scienza ad ogni passo. E proprio questo era il tema degli Open Days, che con le numerose visite guidate, laboratori ed esposizioni ha tracciato ben 3 percorsi: Arte, Scienza e Prodotti della Terra. E proprio in quest’ultimo si è inserito l’evento mostra mercato HVFM.
In collaborazione col GAL Media Valle del Tevere, Initinere ha dato spazio alle eccellenze umbre (ma non solo: vi erano infatti 3 espositori provenienti da Lazio, Campania e Toscana) sotto i portici del Chiostro delle Stelle, cui il blog tour ha preso in prestito il nome: #HVFMsopralestelle.
Il Chiostro delle Stelle è una perla del Rinascimento umbro, progettato da Galeazzo Alessi e realizzato nel 1571. Ma l’intera struttura è una meraviglia costante. Si prenda ad esempio la Basilica di San Pietro: accedendo al complesso, ciò che ci si trova davanti è il primo chiostro in cui l’intonaco graffiato lascia intatta la sorpresa di quello che la Basilica di San Pietro riserverà una volta aperta la porta cinquecentesca in legno. Dentro, i preziosi dipinti, la geometria delle diciotto colonne che dividono le tre navate, i colori e la ricchezza di dettagli contribuiscono al forte senso di smarrimento che si prova quando lo sguardo si perde dal basso all’alto senza trovare un millimetro vuoto, un nulla sottratto alla bellezza dell’arte.
Ma questo luogo d’arte e fede racchiude anche un profondo senso di scienza, ben espresso dalla Facoltà che ospita e dai numerosi laboratori scientifici. Primo fra tutti l’osservatorio sismico Bina, fra l’altro uno dei più antichi d’Italia, diretto e spiegato con passione da un energico Padre Martino.
E poi c’è l’orto medioevale, o meglio l’orto dello spirito, raccontato nei dettagli da due studenti preparati, simpatici, competenti e animati anch’essi da una forte passione per la strada che hanno intrapreso. Questi due ragazzi, poco più che ventenni, hanno accompagnato i nutriti gruppi di curiosi fra sogni alchemici che sprofondano nel lucus –bosco sacro-, alberi del bene e del male e le infinite allegorie cui si rifà l’intero giardino orientato al raggiungimento della perfezione che si manifesta anche nella fillotassi:
“Esiste una chiave di lettura “matematica” nel sistema “logico” di disporsi delle foglie lungo un fusto (fillotassi). La fillotassi è espressa dal rapporto tra il numero di giri della spirale ideale che unisce due foglie sovrapposte sulla stessa verticale e il numero di tutte le foglie inserite lungo la spirale. Ambedue i numeri appartengono alla serie di Fibonacci (…) Ne consegue che sul fusto le foglie hanno un meccanismo di inserzione ideale il cui valore numerico tende al quadrato della divina proporzione. Questo valore può essere ritenuto in qualche modo anche simbolico in quanto consente alle foglie (e quindi alla pianta) di sfruttare in modo ottimale la Luce, Energia radiante del Sole.”
In un contesto simile, in cui tutto tende alla perfezione, non è semplice offrire uno sguardo d’insieme e quotidiano dell’eccellenza umbra ma HVFM c’è riuscita. Innanzitutto perché, attraverso i vari espositori dell’agroalimentare (miele, vino, prodotti caseari, prodotti ortofrutticoli, tè e tisane, erbe aromatiche e piante officinali e molto altro) selezionati con cura e criterio, ha messo in luce il rischio di perdere una biodiversità preziosa e unica, avvalorata dalla ricerca scientifica della Dott.ssa Isabella Dalla Ragione (Fondazione Archeologica Arborea ONLUS) e dalla sua mostra pomologica: un’infinità di pomi, pere, mele e susine autoctone, altre recuperate dalla lontana Russia di Tolstoj, sono l’emblematica espressione del naturale avvicendamento delle stagioni, in cui una mela estiva si sostituisce ad una invernale senza mai lasciare un territorio sprovvisto dei suoi preziosi frutti. Vogliamo paragonare questa gustosa varietà, con tutto il valore che porta in sé, con la magra scelta che abbiamo al supermercato? Ci vuole un bel coraggio!
In secondo luogo, con HVFM anche gli accessori moda profumano di spezie, il feltro si colora di foglie e bacche raccolte in giro sfruttando la faticosa tecnica dell’ecoprint, le ceramiche raccontano storie di fiori e frutti, le erbe aromatiche e le piante officinali si fondono con l’artigianato. Le zucche diventano lampade e i saponi naturali profumano di lavanda e rosmarino. HVFM profuma di eccellenza, ad ogni stand.
Gli espositori poi, si sono dimostrati entusiasti e pazienti con quanti domandavano e curiosavano. Forse perché il loro lavoro fatto con le mani predilige la via del dialogo e del contatto autentico per promuoversi.
HVFM ha un’anima. Non un banale mercato, in cui ognuno cerca di vendere semplicemente per fare cassa. HVFM è l’essenza di un’Umbria che ha voglia di raccontarsi e riscoprirsi, di avvicinarsi ai prodotti della terra e alle varietà, oggi sconosciute o quasi, di alcuni ortaggi e frutti; di distinguersi indossando una sciarpa o una collana unica e irriproducibile; di riavvicinarsi ad una tradizione che sarebbe un vero peccato far morire.
HVFM è un viaggio in Umbria, fatto di profumi e sensazioni che ognuno di noi porta dentro quasi come fossero un patrimonio genetico che non ha bisogno di essere vissuto per essere ricordato.
Alla prossima edizione! Con entusiasmo vero!
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